Boris Nikšić
Istituto di studi delle migrazioni e nationalità, Zagabria
Uno dei cambiamenti introdotti nella cultura europea dall’umanesimo è stata una certa modificazione dell’immagine dell’Altro non-europeo e non appartenente alla cosiddetta “Cristianità”, specialmente per quanto riguarda l’Altro musulmano. La visione medievale dell’Altro era molto semplice e rifletteva la divisione del mondo in due parti: la Cristianità e le partes infidelium. L’unica differenza di qualche rilievo era quella di religione. Con l’avvento dell’Umanesimo, una nuova nozione, quella di “cultura” oppure di “civiltà” (anche se queste parole non erano ancora inventate) fa il suo apparire nella coscienza europea e crea un nuovo modello di affermare la distinzione tra Noi e Loro (anche se il vecchio modello non sparisce, ma coesiste con il nuovo). Il Musulmano (oramai identificato con “il Turco”) non è più soltanto “l’infedele”, ma anche il Barbaro. A lui vengono attribuite caratteristiche che i Greci ed i Romani attribuivano ai popoli barbari dell’Antichità classica. Accanto alla Res publica Christiana, l’Europa comincia ad identificarsi anche come Res publica litterarum, in quanto l’erede dell’Antichità greco-romana. I popoli che non appartengono a questa comunità culturale vengono percepiti come barbari. Anche le loro origini si cercano tra i popoli barbari dell’Antichità. Questo processo di cambiamento della percezione dell’Altro è anche penetrato nell’Umanesimo dell’Europa centrale. L’opera dell’umanista croato ed ungherese Felice Petanzio viene addotta come esempio molto caratteristico di questo nuovo approccio.